Ogni giorno è il 25 novembre
Ogni giorno è, o dovrebbe essere, il 25 novembre. Il momento in cui le coscienze si risvegliano, libere dalla patina dell’individualismo, e parlano. Danno voce a messaggi importanti, danno vita a un abbraccio collettivo.
Il 25 novembre fa luce su un’urgenza che durante il resto dell’anno resta lì, silente. Illuminata dalle torce di pochi. I fiumi di parole e i passi delle marce che riecheggiano in questa giornata si spengono nella quotidianità di tutto il resto.
I fiumi di parole e i passi delle marce non sono, o non dovrebbero, essere necessari ogni giorno. Quello che potrebbe essere necessario sono i gesti, i piccoli e all’apparenza insignificanti. Uno sguardo, una parola in più. La gentilezza, la solidarietà. Tutte quelle piccole cose che risveglia dall’estremo individualismo.
Aprire la mente e il cuore alle storie di altre, tenersi per mano e dare voce a chi non ha più la possibilità di farlo. A chi vive nella violenza quotidiana.
La violenza, fisica e mentale, non si sconfigge in una giornata. Si può urlare, in una giornata, si possono pestare i piedi. Si può dare risonanza, in una giornata. E tutti gli altri giorni?
“One in three women.
Look to your left. Look to your right.
It’s one of us.”
Prima Facie
Una su tre non ha più una voce.
Una su tre riconosce gli sguardi.
Una su tre è una sopravvissuta.
Io riconosco gli sguardi e porto le mie cicatrici. Ho ancora la mia voce e voglio che diventi la nostra voce. Dal passato al futuro. In questa solitudine, voglio un grido, un canto che risuoni ogni giorno di ogni anno.
Per me, per te, per voi e per noi.
Parlo parole gentili al futuro e al passato
Voglio avere
Un’esistenza priva di vincoli.
Dammi
Tutte quelle voci di donne
Dateci
Vita eterna.
Carlotta Pinto
Ogni giorno è il 25 novembre. O almeno, dovrebbe esserlo.